La più bella campagna di GAP è nata da una battuta | Collater.al

2022-09-16 19:55:29 By : Mr. John Zhang

Ricordo ancora quando, all’epoca 15enne, feci il mio primo viaggio all’estero senza i miei genitori. Il contesto era quello delle vacanze studio: gruppi organizzati di adolescenti imbizzarriti che, con a capo un’insegnante di inglese, si recavano (o si recano, immagino si facciano tuttora) nel Regno Unito per imparare la lingua e socializzare. Una bellissima esperienza per quanto mi riguarda, ripetuta anche più volte nel corso degli anni. Ecco, proprio in quella prima vacanza studio in Inghilterra, e precisamente a Londra, ho avuto la possibilità di entrare per la prima volta in uno store GAP. La sensazione che provai fu di esclusività assoluta, e vi spiego il perché. In Italia all’epoca, stiamo parlando di metà anni ’90, GAP non esisteva (almeno dove abitavo, parliamo della provincia meccanica del sud Italia) e il pensiero di poter comprare qualcosa che nel mio paese non era possibile acquistare, era una figata. 

Negli anni il fascino del brand fondato nel 1969 dai coniugi Donald e Doris Fisher si è andato pian piano spegnendosi, trovando ultimamente nuova linfa grazie alla collaborazione con YEEZY e Balenciaga. Uno dei momenti più alti della storia di GAP è senza dubbio la cover di Vogue dell’aprile del 1992, l’edizione che festeggiava il 100° anniversario della rivista di moda più importante del mondo. Le top model più influenti dell’epoca tutte insieme e tutte vestite uguali: camicia e jeans total white marchiati GAP. Non Chanel, non Dior, non Versace, non Prada, ma GAP.

Ma come è stato possibile? Le motivazioni dietro questa scelta apparentemente sorprendente è da ricercarsi nell’incredibile capacità di fare marketing in modo intelligente e trasformare quello che era un semplice negozio che vendeva jeans, in un’azienda tra le prime al mondo.

I due responsabili di questa crescita esponenziale furono l’ex CEO di GAP Mickey Drexler e la presidentessa del reparto marketing e pubblicità Maggie Gross. La storia racconta che Drexler chiese a Gross di puntare tutto sulla valorizzazione dei best seller del brand, il risultato fu che Gross scelse di puntare tutto sul rapporto tra prodotto e persone reali, ovvero quelli che davvero acquistavano da GAP, con la fortunata campagna “Individuals of Style”.

La campagna venne lanciata nel 1988 e vedeva tra i protagonisti degli scatti star di ogni settore, come il collezionista e mercante d’arte italiano Leo Castelli, l’attore John Malkovich, e i musicisti Lenny Kravitz e Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Peppers.

Il successo fu enorme al punto tale che i clienti che si recavano negli store GAP chiedevano di poter acquistare le stampe della campagna e addirittura di essere loro stessi i prossimi ad essere scattati. A realizzare gli scatti fu Annie Leibovitz ma non fu la sola, parteciparono anche altri grandi fotografi, come Steven Meisel e Matthew Rolston. La campagna ebbe un’evoluzione inaspettata grazie a una battuta. L’allora direttore artistico di GAP una volta disse: “anche Kennedy indossava i khaki pants”, senza rendersi conto che aveva appena avuto un’idea geniale. Quella battuta fu il seme che portò il brand a realizzare una campagna capolavoro.

Si resero conto che non avevano bisogno di ingaggiare fotografi di alto profilo ne tantomeno di pagare celebrità per le loro campagne, ma potevano acquistare – a un costo minore – la licenza per utilizzare foto storiche e immagini iconiche di personaggi che avevano contribuito a fare la storia della cultura e del pensiero del nostro pianeta, identificando i propri prodotti con immagini e protagonisti senza tempo. 

Pablo Picasso, Miles Davis, Muhammad Ali, James Dean, Jack Kerouac, Salvador Dalí, Gene Kelly, Ernest Hemingway e Steve McQueen sono alcune delle personalità utilizzate da GAP per quella che, senza dubbio, una delle campagne più belle e brillanti di sempre.

All’inizio di quest’estate, il giant americano del denim Levi’s ha rilanciato un must degli anni ’90: la linea di baggy jeans SilverTab, che è disponibile sia negli store del brand sia online. Quello che però non avevamo ancora visto è la campagna che ha rilanciato i denim lose-fit realizzata sotto la direzione di NIGO, con il coinvolgimento di un po’ di suoi amici, lanciata settimana scorsa.

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La linea SilverTab venne lanciata originariamente verso l fine degli anni ’80, diventando immediatamente un must per l’intera generazione X cresciuta nei 90’s: big n’ baggy jeans un po’ sbiaditi che potevano essere indossati abbinati alla classiche tee oversize e alle sneaker un po’ chuncky di quell’epoca. Skater, writer, artisti rap, tutti indossavano i baggy jeans negli anni ’90 e la stessa Levi’s spingeva moltissimo la sua linea, ma con l’inizio dei 2000 l’attenzione si spostò su altri progetti interrompendone la produzione.

Nell’ultimo periodo però le vestibilità comode e la moda Y2K hanno rilanciato in maniera prepotente i jeans larghi e comodi. Infatti si è riscontrata una massiccia richiesta di denim vintage dell’epoca e su Depop tutti sono alla ricerca di un pezzo SilverTab OG.

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“Credo che ciò che li ha resi così popolari sia il fatto che non ci sono più marchi che producono jeans così larghi”, ha dichiarato Sam Trotman aka @samutaro quando Levi’s realizzò una selezione di SilverTab alla fine del 2020. “La gente compra il vintage per avere quella vestibilità OG anni ’90 e quel carattere autentico che oggi non si trova nei nuovi jeans”.

Il rilancio di questa linea quindi arriva nel momento perfetto e per darle maggiore risalto, Levi’s ha coinvolto un amico di lunga data come NIGO e gli ha affidato la campagna dedicata a questo ritorno in grande stile.

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La campagna dona una nuova vita alla linea SilverTab e ai baggy jeans in jeans e ha visto coinvolti un po’ di amici di NIGO come: Verdy, CHAI, il duo rapper giapponese al femminile chelmico, il gruppo hip hop Scha Dara Parr, il kickboxer Tenshin Nasukawa e altri personaggi di rilievo del panorama musicale e creativo giapponese, diretti dallo stesso neo direttore creativo di Kenzo.

Qui di seguito potete dare un’occhiata al video realizzato appositamente per il rilancio della linea SilverTab di Levi’s.

Venerdì scorso Aimé Leon Dore ha lanciato sul mercato la propria collezione Fall/Winter 2022. Come ormai consuetudine la collezione ha riscosso un immediato successo, sia tra i fan del brand (tra cui mi annovero) e gli addetti ai lavori.

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Come al solito poi, la collezione è stata anticipata da una serie di video di campagna che raccontano le ispirazioni, la filosofia e la narrativa che stanno alla base dell’esplorazione che Aimé Leon Dore sta portando avanti sin dalla sua nascita.

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Il brand, che sta diventando un simbolo della città di New York in tutto il mondo, ha anche inaugurato un flagship in Europa, a Londra per l’esattezza, dove all’interno è stato realizzato anche  il secondo Café Leon Dore, dopo quello di New York, un locale che prende ispirazione dalla cafe culture francese ma soprattutto da quella greca – Teddy Santis, il fondatore di Aimé Leon Dore è di origini elleniche.

Il flagship londinese del brand americano è meraviglioso: i rivestimenti in legno scuro e il gusto degli arredi ne fanno uno splendido esempio di come l’experience in store è più viva che mai. Ciò che però ha attirato l’attenzione di tutti è una parete in fondo al negozio, decorata con una griglia composta da una serie di palloni da basket sgonfi. Ma cosa sono esattamente?

Quei palloni da basket vecchi e sgonfi sulla parete del flagship londinese di Aimé Leon Dore sono un’opera d’arte dell’artista newyorkese Tyrrell Winston, commissionata proprio da Santis per creare una contrapposizione tra lo stile di una boutique vintage, propria dello store, e la contemporaneità dell’opera, ma esprimendo allo stesso tempo il legame viscerale che lega a doppio filo il brand e la Grande Mela.

L’opera si intitola “English Breakfast” ed è un prolungamento di quello che è ius impegno di Winston, che ripulisce le strade da mozziconi di sigarette, canestri rotti e, appunto, palloni da basket vecchi e sgonfi e li trasforma in arte, nella sua arte. 

“Lavoro con oggetti universali che attraversano culture e luoghi. Ricontestualizzo il trascurato in un modo che diventa inevitabile”.

Le ispirazioni dietro il lavoro di Tyrrell Winston sono rappresentate da Marcel Duchamp e Davis Hammons, due artisti che hanno fatto degli oggetti trovati per caso in strada, la loro fonte di ispirazione artistica.

Winston mette gli spettatori nella condizione di doversi confrontare con temi e questioni di carattere sociale e culturale partendo da un elemento come la spazzatura, modificandone il significato attraverso la narrazione e il simbolismo che esiste dietro dei semplici oggetti.

Teddy Santis è stato come un mentore per Winston. Infatti, dopo aver acquistato ed esposto una sua opera nello store di New York, l’artista è venuto in contatto con un collezionista giapponese che lo ha messo in contatto con Takashi Murakami che gli ha permesso di realizzare una mostra a Tokyo nel 2019.

Ciò che traspare in maniera evidente è che non è un caso che Aimé Leon Dore e Tyrrell Winston abbiano sviluppato questo tipo di legame: entrambi infatti esplorano la bellezza, la cultura e la storia di New York attraverso simboli che, anche se non in modo plateale, rispecchiano l’atmosfera unica e peculiare della Grande Mela.

Quello che contraddistingue Salomon è senza dubbio la passione per gli sport outdoor, per lo sviluppo di nuove tecnologie da applicare ai prodotti e l’artigianato, tutte caratteristiche che hanno fatto sì che lo sviluppo del brand arrivasse a toccare vette molto alte.

Per questa FW22 il brand francese fondato nel 1947 ha presentato una nuova collaborazione, stavolta il partner è and wander.

Lanciato nel 2011 dai designer Keita Ikeuchi e Mihoko Mori, che hanno lavorato insieme con l’indimenticabile ISSEY MIYAKE, and wander è nato da una forte passione dei due fondatori: rendere “la moda nella natura/montagna altrettanto gradevole così come quella della moda di tutti i giorni”. 

I due brand hanno lavorato insieme su due silhouette iconiche: la ODYSSEY e la XT-6.

Partendo dalla profonda riconoscenza nei confronti di madre natura e la sua gamma di tonalità, and wander ha utilizzato la propria peculiare interpretazione alla ODYSSEY, caratterizzata da una tavolozza di colori autunnali.

L’XT-6, emblema dell’eredità Salomon nel trail running, mantiene le sue note caratteristiche di ammortizzazione, durevolezza e stabilità, con combinazioni di materiali innovativi, tra cui un riflettore parziale per aumentare la visibilità notturna.

La 174 SALOMON ODYSSEY e la 176 SALOMON XT-6 per and wander saranno disponibili a partire da giovedì 1 settembre sull’e-shop di and wander e presso i retailer partner.

Da quando Daniel Lee ha lasciato la direzione di Bottega Veneta, tutte le pesanti aspettative sono passate sulle spalle del suo sostituto, Matthieu Blazy. Presentata a febbraio di quest’anno, la prima collezione firmata da Blazy è stata accolta benissimo da critica e pubblico soprattutto perché è riuscito immediatamente a veicolare la propria visione della maison, mettendo insieme le caratteristiche estetiche tipiche di Bottega Veneta con una lussuosa contemporaneità estremamente elegante e pragmatica.

La maison italiana ha da poco presentato la campagna Fall 2022 – scattata tra l’Italia e il Belgio – che riflette quella che è l’identità del brand che, nonostante il cambio al timone, non è cambiata continuando a puntare all’espansione e al cosmopolitismo.

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“Bottega Veneta è stata creata da un collettivo di artigiani. Questa è la storia e questo è il modo in cui abbiamo affrontato la campagna: insieme, con molti modi diversi di vedere le cose”, ha dichiarato Blazy. Che poi ha aggiunto: “Bottega Veneta è essenzialmente pragmatica perché è un’azienda di pelletteria. Essendo specializzata in borse, si tratta di movimento, di andare da qualche parte; c’è fondamentalmente un’idea di artigianato in movimento. È più stile che moda nella sua atemporalità. Questo fa parte del suo potere silenzioso”.

Qui di seguito potete dare un’occhiata alla campagna Fall 2022 di Bottega Veneta.

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