Dal Lugano all'Ambrì...e viceversa

2022-09-16 19:49:10 By : Mr. Tengyue Tao

Ambrì-Piotta o Lugano. Biancoblù o bianconeri. Valle o città. Il Ticino, hockeysticamente parlando, è diviso in due. Non esiste una via di mezzo. O si sostiene una squadra oppure l’altra, senza possibilità di compromesso. Ma se per i tifosi i limiti sono netti e invalicabili, il discorso per i giocatori professionisti è diverso. La lunga storia dell’hockey cantonale ha assistito più volte a passaggi di atleti e allenatori da un club all’altro. Alcuni sono avvenuti direttamente, altri si sono concretizzati dopo varie tappe intermedie. Certo è che molti di questi trasferimenti hanno fatto infuriare diversi appassionati che alla prima occasione hanno subito manifestato i propri malumori. In vista dell’inizio del campionato, Ticinonews ha quindi deciso di intraprendere un viaggio ripercorrendo le storie dei più celebri giocatori trasferitisi dal Sopra al Sottoceneri e viceversa.

Se si parla di derby non si può non partire dal compianto Peter Jaks, che della sfida cantonale è il primatista in termini di punti realizzati (45 reti e 21 assist per lui). Jaks ha legato la maggior parte della sua carriera all’Ambrì-Piotta, compagine nella quale militò a due riprese, dal 1983 al 1987 e dal 1989 al 1998. In mezzo, una breve parentesi in maglia bianco-giallo-nera, condita dalla vittoria del campionato 1988. Dopo la sua scomparsa, avvenuta nell’ottobre del 2011, entrambe le società lo hanno ricordato e omaggiato, unite dallo stesso dolore.

Il giocatore più penalizzato nella storia del campionato svizzero. Stiamo parlando del canadese Misko Antisin, hockeysta che ha sempre fatto dell’agonismo e della grinta le sue doti principali. Uno dei momenti più “iconici” che lo vide protagonista in un derby fu sicuramente quello datato 10 gennaio 1987: nel corso della partita Antisin, allora giocatore dell’Ambrì, appoggiò la paletta del bastone sul collo del bianconero Kent Johansson. Da lì partì una gigantesca rissa che coinvolse quasi tutti i membri di entrambe le squadre, che diedero vita alla “bagarre” più famosa dell’hockey elvetico. Dopo quattro stagioni in Leventina (1986-1990), il canadese passò allo Zugo e, dopo alcuni anni oltre Gottardo, tornò in Ticino, sponda Lugano. E la prima stagione con i sottocenerini (1998-1999) fu subito ricca di gloria. Antisin e compagni conquistarono infatti il titolo, superando l’Ambrì nella celebre finale tutta ticinese. E proprio l’ex di turno fu uno dei protagonisti dell’atto conclusivo: in gara 3, con i biancoblù avanti 2-0, il nordamericano sorprese il portiere Pauli Jaks con un tiro da centro pista e segnò la rete che diede il via alla rimonta bianconera. La sua esperienza a Lugano terminò nel 2001.

I trofei vinti sono uno dei biglietti da visita di uno sportivo, la cui carriera viene inevitabilmente valutata anche dalle coppe che si tengono in bacheca. In questo senso Krister Cantoni, il primo ticinese della nostra lista, ha probabilmente ottenuto il massimo dalle sue esperienze nelle due squadre. Dopo le prime stagioni da professionista con il Lugano, Cantoni passò all’Ambrì (dopo una parentesi di 2 stagioni nell’Herisau e 1 a La Chaux-de-Fonds) e con i sopracenerini conquistò ben tre titoli internazionali: due Cotinental Cup consecutive (1999 e 2000) e la celebre Supercoppa Europea vinta nel 1999 a spese dei russi del Metallurg Magnitogorsk. Tornato a vestire la casacca bianconera nel 2001, il ticinese militò per otto campionati nel Lugano, laureandosi campione per due volte (2003 e 2006).

Il trasferimento più rumoroso nella storia dell’hockey ticinese. Non esageriamo se diciamo che il passaggio di Hnat Domenichelli dall’Ambrì-Piotta al Lugano, avvenuto nel 2008, fu probabilmente il più discusso di sempre. Soprattutto sugli spalti biancoblù. Cinque stagioni sotto le volte della Valascia, membro della linea d’attacco completata da Toms e Trüdel, e poi il passaggio ai “cugini” nel 2008. Un “tradimento” che la tifoseria leventinese non gli perdonò mai. Il nativo di Edmonton disputò poi cinque campionati in riva al Ceresio, senza andare mai oltre i quarti di finale. Rimane uno dei più formidabili “cecchini” nella storia dei derby, dove è andato a segno 31 volte, terzo della classifica “all time” alle spalle di Jaks e Eberle.

È possibile crescere sportivamente nelle giovanili di un club e diventare poi capitano della squadra rivale? Sì. Sono gli (insoliti) destini incrociati del momò Elias Bianchi e del biaschese Alessandro Chiesa, che hanno svolto il medesimo percorso ma a strade invertite. Curiosamente, entrambi hanno annunciato il ritiro dalle competizioni al termine dell’ultima stagione.

187 cm, 93 kg. Solo questi due numeri possono far capire il peso che può avere un giocatore come Julian Walker all’interno di una squadra. L’attaccante rossocrociato, dopo essere cresciuto hockeysticamente nelle giovanili del Berna (club con il quale debuttò in LNA nella stagione 2004/05), andò a Basilea per tre stagioni, fino alla relegazione della squadra in LNB avvenuta nel 2008. Proprio in quell’anno il Ticino accolse Walker che scelse dapprima di vestire i colori biancoblù. Dal 2008 al 2012 vestì la maglia dell’Ambrì-Piotta, club con cui disputò 220 partite, per un totale di 94 punti. La stagione 12/13 la giocò a Ginevra. Ed ecco il ritorno del giocatore in Ticino, questa volta sponda Lugano, colori che Walker veste tuttora. In quasi 10 stagioni in riva al Ceresio l’attaccante è sceso sul ghiaccio 467 volte, collezionando un bottino di oltre 120 punti.

Approdato in prima squadra ad Ambrì dopo varie esperienze nel settore giovanile biancoblù, il “gemello del gol” di Inti Pestoni disputò tre campionati in Leventina prima di trasferirsi a Davos nel 2012. Tre anni dopo, ecco il ritorno in Ticino, ma questa volta sulle rive del Ceresio. Hofmann ha giocato quattro stagioni a Lugano, arrivando per due volte all’atto conclusivo dei playoff, senza riuscire tuttavia a conquistare il titolo. Oltre che per i gol, l’attaccante svizzero verrà ricordato alle nostre latitudini per la sua intervista rilasciata nel 2015 a Teleticino nel corso della quale, alla presenza dell’allenatore del Davos Arno Del Curto, annunciò il suo passaggio al Lugano.  

Passiamo ora al capitolo allenatori e lo facciamo subito con un nome importante, quello di Serge Pelletier. La carriera alla transenna del nativo di Montréal iniziò a Lugano, dove il tecnico, oggi 56enne, si formò nel decennio degli anni 90’, prima come Head Coach degli Juniori e successivamente come assistente in prima squadra. Nel 2000 gli fu affidata la sua prima panchina in LNA, quella del Friborgo. Dopo l’esperienza burgunda e, successivamente quella zughese, nel 2003 Pelletier venne ingaggiato dall’Ambrì, alla cui guida rimase fino alla stagione 2005-2006, nel corso della quale venne rimpiazzato da Pekka Rautakallio. Nei due campionati precedenti aveva condotto la squadra ai playoff. Dopo un’ulteriore parentesi friborghese, Pelletier tornò in Leventina nell’ottobre del 2012 per sostituire Constatine. Il suo rapporto con l’Ambrì si chiuse il 25 ottobre del 2015. A settembre dello stesso anno era entrato nella storia del club sopracenerino diventando il coach con più presenze alla transenna biancoblù. L’arrivo di Pelletier a Lugano è invece avvenuto nel dicembre 2019 al posto dell’esonerato Sami Kapanen. Concluso il campionato all’ottavo posto ma senza poter disputare i playoff causa pandemia, ha guidato i bianconeri anche nella stagione 2020-2021, terminata con l’eliminazione ai quarti di finale per mano del Rapperswil. "Ho iniziato con il Lugano, dove ho vinto un titolo con gli Juniori e un altro con la prima squadra da assistente di Koleff", racconta Pelletier a Ticinonews. "Sono ricordi molto importanti perché fanno parte della mia storia". Qualche anno dopo, l'arrivo in Leventina..."Lavorare ad Ambrì mi ha procurato delle belle emozioni. Durante la mia prima esperienza alla transenna biancoblù ci qualificammo ai playoff per due anni consecutivi: non era facile per nessuno venire a giocare alla Valascia". Per quanto riguarda il record sopracitato "è un onore per me. Si tratta di un bel traguardo, che sono molto contento di aver raggiunto". La lunga militanza sulle panchine ticinesi ha permesso a Pelletier di vivere a più riprese la sfida più accesa del nostro cantone: il derby. "È una festa dell'hockey. Ne ho vissuti di intensi anche a Friborgo (contro il Berna), ma devo dire che quello ticinese veicola davvero un agonismo e delle emozioni incredibili". Concludiamo con un classico pronostico per il campionato. "Entrambe le società si sono mosse bene sul mercato. Ritengo che il Lugano abbia le potenzialità per arrivare tra i primi sei e l'Ambrì tra i primi otto".

Allenò Ambrì e Lugano. Regalò emozioni alla Valascia e alla Resega. Storica la frase pronunciata durante la finalissima della stagione 1998/99 che vide protagoniste le ticinesi: “Chiudiamo il Gottardo e rendiamo questa finale una festa per l’hockey ticinese”. Il canadese arrivò sotto le volte della pista biancoblu nel corso della stagione 1996/97 e guidò la truppa leventinese fino al nuovo millennio. Se in Leventina sfiorò il titolo, la coppa riuscì ad alzarla con il Lugano al termine dei playoff 2002/03. Curioso il fatto che Huras arrivò sul Ceresio proprio in quella stagione, a novembre, per sostituire Jim Koleff. Restò in riva al Ceresio fino alla stagione 2005/06. In seguito tornò ad Ambrì per una sola stagione, quella successiva. Ma non fu quella l’ultima volta in cui allenò una squadra ticinese, poiché sedette ancora sulla panchina bianconera per metà della stagione 2011/12, chiamato a sostituire Barry Smith, e anche per tutto il campionato successivo.